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Non so che viso avesse…

“So che avere una libreria in ordine, con tutto catalogato, dove uno dice: “quel tal libro che parla del tale argomento so per certo che nello scaffale B2 al settimo piano sigla 6-15″ e va là e se lo prende, poi lo rimetto al suo posto, tutto questo dicevo so che, almeno per me, è un sogno, un pio desiderio, un’utopia irrealizzabile perché i libri sono, forse devono essere, una piacevole condanna, una dolce maledizione…”

La recensione di questa biografia a quattro mani è impossibile e semplicissima al tempo stesso.
Impossibile perché sono pagine così opulente e dense anche nella loro asciuttezza che si finirebbe per descriverle parola per parola.
Dall’altra è così semplice che la recensione si potrebbe ridurre, proprio per evitare di anticipare troppo, al consiglio condensato in una frase: leggilo, è bellissimo.
La seconda parte curata da Alberto Bertoni analizza la carriera artistica vera e propria del cantautore, in modo dettagliato, mai schematico, continuando naturalmente il flusso della prima parte, quella in cui Guccini racconta Francesco ed il suo mondo con la tenerezza concreta di una chiacchierata senza argini né fretta: la famiglia, la fame, la guerra, l’imparare a fumare, gli amori, la musica, lo studio e l’insegnamento, i libri ed i fumetti.
Una chiacchiera cervantiana, che da un particolare, un volto, un ricordo pallido, ricostruisce una storia a sé ma necessaria in qualche modo alla narrazione, proprio come le novelle interpolari…

Alfredino

“Un pezzetto bello tondo di cielo
d’estate sta sopra di me
non ci credo
lo vedo restringersi
conto le stelle, ora
sento tutte queste voci
tutta questa gente ha già capito
che ho sbagliato, sono scivolato
son caduto dentro il buco
bravi, son venuti subito
son stato stupido
ma sono qua gli aiuti
quelli dei pompieri, i carabinieri.

Intanto Dio guardava il Figlio Suo
e in onda lo mandò
a Wojtyła e alla P2
a tutti lo indicò
a Cossiga e alla Dc
a BR e Platini
a Repubblica e alla Rai
la morte ricordò.

Scivolo nel fango gelido
il cielo è un punto
non lo vedo più
l’Uomo Ragno m’ha tirato un polso
si è spezzato l’osso, ora
dormo oppure sto sognando
perché parlo ma la voce non è mia
dico Ave Maria
che bimbo stupido
piena di grazia, mamma
Padre Nostro
con la terra in bocca
non respiro
la tua volontà sia fatta
non ricordo bene, ho paura
sei nei cieli.

E Lui guardava il Figlio Suo
in diretta lo mandò
a Wojtyła e alla P2
a tutti lo mostrò
a Forlani e alla Dc
a Pertini e Platini
a chi mai dentrò di sé
il Vuoto misurò…”

Titolo: Alfredo
Band: Baustelle
Album: Amen – 2008

Riflettere…

Lorenzo: stavo suonando “La verità” e pensavo… quando la verità si palesa come in questi giorni, non ti inquieta la casualità del fatto che un artista come te abbia beccato un’onda che passava e che ci stava dicendo una cosa che poi, alla fine, ci ha costretti ad affrontare la verità della fragilità?


Dario: ho sempre molta difficoltà nel raccontare come sono nate le canzoni in grado di dirmi certe cose, e in questo momento non riesco a cantare qualcosa nato per raccontare delle mie stesse difficoltà nell’accettare il cambiamento e la paura della fine.
Molti dei brani dell’ultimo disco hanno a che fare con questo senso di accettazione: accettazione e non rassegnazione.
È come se per certe cose, che vanno al di là di questo momento preoccupante ed epocale che stiamo vivendo, anche per l’età che comincio ad avere inizio a confrontarmi con certe tematiche e lo scriverne è per me già un motivo di accettazione.
E con accettazione intendo che non mi voglio più stupire, non voglio essere stupefatto da quello che accade: non preoccuparmi del futuro ma occuparmene.
Soprattutto in questi giorni, se da una parte vorrei essere di conforto alle persone anche solo distraendole con una canzone, dall’altra sento la necessità di…

Lorenzo: di essere fra le persone, di essere tu stesso una persona.

Dario: esatto, e anche sfruttare questo periodo per darmi un tempo, prendermi tempo per riflettere e magari riversare queste riflessioni in scrittura…

(Lorenzo Cherubini e Dario Brunori – 12 marzo 2020)

Scatto: Maikid – Michele Lugaresi

Amore, Morte, Rock, Follia

“Sono come un infaticabile scarabeo…”
E leggendo questa sorta di diario, non si può che annuire.

Diario.
Memoir.
Pensieri su un blocco per appunti.
Sono queste le sensazioni che arrivano leggendo le righe di Everett.
La vita sregolata, ma non come quella degli altri rocker: è sregolata perché nato e vissuto in una famiglia amorevole a modo suo, più un collage che un nucleo.
Le compagnie sbagliate che fanno perdere tempo.
La consapevolezza di essere stanco di quella continua “mancanza di vita”.
E la musica, che accoglie e salva.
La passione che non fa sentire la fatica delle ore passate a comporre , e nemmeno quella dei lavori orribili portati avanti per non morire di fame e per coltivare il sogno in modo concreto.
Le donne che costellano la sua vita, con una tenerezza struggente.

Ero molto dubbiosa nell’intraprendere questa lettura: temevo di imbattermi nella classica biografia commissionata di qualche star posticciamente maledetta, con pagine alla fattistrafatti&strafighe.
Ma tra le mani mi sono ritrovata delle pagine che volano via troppo in fretta: scritte in maniera perfetta e, soprattutto, che descriva successi o momenti bui, tutto è presentato in modo schietto e morbido, come le volute che si alzano fumando un sigaro.

A lettura terminata, non viene tanto la voglia di riascoltare tutta la discografia degli Eels, ma quella di cercare Mark, e lasciarlo raccontare ancora.
E ancora.

Titolo: Amore, Morte, Rock, Follia – e un paio d’altre sciocchezze che i nipotini dovrebbero sapere
Autore: Mark Oliver Everett
Editore: Elliot, 215 pagine, 16,50euro.

If you wanna break free…

“Io spero che i bambini, mentre ascoltano le mie canzoni o ci ballano sopra, sentano che la vita non è tutta così brutta.
Anche solo per un minuto…”

John Paul Larkin aka Scatman John

Il ruggito della mamma tigre

Amy Chua, professoressa di Legge a Yale, difende gli obiettivi e i metodi educativi delle madri cinesi: pretendere il meglio dai figli e usare punizioni severe.
Una sfida alla presunta superiorità dell’educazione occidentale che ha diviso l’opinione pubblica statunitense.
L’inchiesta del Time.

Opinione personale.
Gli americani si scandalizzano: evidentemente non conoscono mia madre u_u …

Indiscrete domande musicali

Nonostante io sia un’anima sola con ogni membro dei Queen, dal lontano 1986 (si, ero piccinapicciò), cercherò di non abusarne nelle mie risposte.
O, almeno ci proverò.

Ascolti spesso musica?
Praticamente in ogni momento della mia giornata. Non mi piace ascoltarla se devo camminare per la città: più per sicurezza che altro.

Dove l’ascolti più solito e con che cosa?
Se sono in viaggio, con il mio lettore mp3 da 4gb. No, non quello melato: ho un supporto molto meno blasonato, ma resistentissimo, che non occupa spazio e mi regala una resa di suono perfetta.
Se lavoro, ovviamente mi affido al pc.
Mentre se sono a casa ho uno di quegli accrocchi per far girare dai dischi alle musicassette.
Però difficilmente ascolto senza usare le cuffie…

Acquisti molta musica? Acquisti online?
Si, ne compro una buona quantità. Ed un po’ di tutti i generi: amo sperimentare.
Compro poco online: preferisco spendere di più ed avere il cd tra le mani. Ma anche il vinile…

Credi che internet abbia cambiato molto la struttura discografica mondiale?
Decisamente si.
Anche se credo sia stata proprio la discografia a farsi cambiare.

Quali sono i criteri di scelta dei tuoi cd o lp?
Uhm…direi nessuno. Un po’ come per i libri: spesso colgo al volo una sensazione.
Discorso diverso per i gruppi preferiti: li vado davvero dritta alla meta.
Sempre che non siano pubblicazioni per allodole…

Qual è il tuo genere preferito (se ne hai uno)?
Ce ne sono tanti.
Direi che il glam rock primeggia su tutti.

La tua band rock preferita?
Queen.

La tua pop star preferita?
Robbie Williams.

Chi è secondo te il cantante più bravo?
Freddie Mercury.
Tra quelli ancora fra noi, George Michael.

Una canzone che ti ha fatto piangere, o almeno commosso?
Can’t get it out of my head, dell’Electric Light Orchestra.

Una canzone che ascolteresti all’infinito?
Starman, di David Bowie.

Qual è, secondo te, l’album perfetto (se ne esiste uno)?
La colonna sonora del The Rocky Horror Picture Show.
Ha tutto quello che si può desiderare da un’ora di ascolto.

Ascolti anche musica classica?
Certo.
Ed il mio compositore preferito è Mozart.
Ma amo molto anche le riletture Rondò Veneziano.

Sei musicista? Se no, che cosa ti sarebbe piaciuto suonare?
Sono più brava a cantare che a suonare.
Comunque strimpello chitarra (classica ed elettrica) e basso.
Per quieto vivere alla fine della terza media ho sepolto il flauto u_u …

Se potessi vivere la vita di una rock star o popstar per un giorno, chi sceglieresti?
Sono una donna tranquilla.
Potrei tranquillamente vivere come Ozzy Osbourne.

Potresti resistere per un mese senza ascoltare un po’ di musica?
Praticamente impossibile.
Però potrei cantarmi qualcosa da sola…

Una canzone che non sopporti?
Tutte quelle solecuore&amore. O anche sunheart&love.

Una band o artista che non sopporti?
Tutto quel genere di bands anni ’90 che scimmiottavano i Take That e le Spice Girls: ambedue mi stavano bellamente sul gozzo…ci mancavano solo i cloni!

Se potessi resuscitare un famoso musicista deceduto, chi sceglieresti?
Oltre all’immancabile Freddie, Marvin Gaye.

Meglio anni ’70, ’80 o ’90?
Settanta, senza dubbio.

Cosa pensi degli artisti contemporanei?
Che purtroppo osano poco.
O se osano…seguono poi sempre la stessa linea, senza avere la capacità e la forza di sperimentare oltre e finendo per comporre e cantare in modo ciclicamente identico.

C’è qualche artista/band che oggi meriterebbe più attenzione?
Tutte quelle bands e quegli artisti che non perdono le loro radici, reinventando il folk.

Cosa ne pensi dei talent shows musicali?
Potrebbero essere ottimi trampolini di lancio.
Se non fossero truccati più di una bagascia alle grandi manovre.

La canzone col miglior testo, secondo te?
Perfect day, di Lou Reed.

Mostrami il tuo cd preferito…

Ascolti spesso musica dal vivo?
Prima molto di più.
Negli ultimi cinque anni davvero a stille.
Purtroppo.

L’ultimo concerto importante al quale sei andata?
Uhhh…Elton John, se non erro.

Se potessi scegliere un artista/band da vedere dal vivo, chi sceglieresti?
Goran Bregovic.

Se potessi descriverti con un brano musicale, quale sceglieresti?
Songbird, dei Fleetwood Mac, nella versione di Eva Cassidy.

Un mese…

Solo ora me ne rendo conto: l’ultimo post è di quasi un mese fa!
Che vergogna u_u …
Tornerò in questi giorni: tante righe da scrivere ed altrettanti libri da farvi conoscere.
Si: è stato un periodo di grandi letture.
Ho viaggiato spesso…ed in treno leggo quasi meglio che a casa.
Anche se l’inverno in poltrona è l’habitat ideale per sprofondare tra libro e coperta.
Nei prossimi giorni ci sarà anche abbondante spazio per la musica e per il mondo che ho osservato.
Insomma.
Stay tuned…

Pillola di felicità #7: un giorno perfetto

Perché anche se sono da sola, quando mi capita qualcosa di bello è come se ci fossero tutte le persone che ho più care.
Ed ecco che il “tu” di Lou Reed per me diventa un “voi” e…You made me forget myself: I thought I was someone else, someone good…

Just a perfect day
drink Sangria in the park
And then later
when it gets dark, we go home

Just a perfect day
feed animals in the zoo
Then later
a movie, too, and then home

Oh, it’s such a perfect day
I’m glad I spend it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on

Just a perfect day
problems all left alone
Weekenders on our own
it’s such fun

Just a perfect day
you made me forget myself
I thought I was
someone else, someone good

Oh, it’s such a perfect day
I’m glad I spent it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on

You’re going to reap just what you sow…

Solo un giorno perfetto/Bevendo sangria nel parco/E poi, più tardi/Quando fa buio, andiamo a casa
Solo un giorno perfetto/dare da mangiare agli animali allo zoo/E poi, più tardi/un film, e poi casa
Oh, è talmente un giorno perfetto/Sono contento di averlo passato con te/Oh, è talmente un giorno perfetto
Tu mi fai resistere e andare avanti/Tu mi fai resistere
Solo un giorno perfetto/I problemi sono lasciati soli/Turisti per conto nostro/E’ così divertente
Solo un giorno perfetto/Mi hai fatto dimenticare me stesso/Pensavo di essere qualcun altro, qualcuno valido
Oh, è talmente un giorno perfetto/Sono contento di averlo passato con te/Oh, è talmente un giorno perfetto
Tu mi fai resistere e andare avanti/Tu mi fai resistere.

Ozzy: urlo la mia gioia

Come sta, Mr. Osbourne?
«Bene, fantasticamente bene».

Si, Ozzy sta bene e questa è già una notizia. Da colui che ha ingurgitato più alcolici e stupefacenti di chiunque altro nella storia del rock’n’roll, una risposta positiva alla più classica delle domande è già un sospiro di sollievo. Perché Ozzy Osbourne, la leggenda “nera” dei Black Sabbath, stasera suona al Palasharp di Milano, accompagnato dai Korn, più giovani confratelli del metal, genere che Ozzy di fatto inventò all’inizio degli’anni’70.
L’estate scorsa, il cantante ha pubblicato un album, “Scream”, l’undicesimo da solista. E ha smesso con qualsivoglia forma di eccesso. Non è più tempo di mangiare pipistrelli o di sniffare file di formiche, come narrano divertiti annali del rock: questo signore di Birmingham, figlio di poverissimi operai delle Midlands, alla fine ha 61 anni. E molti si chiedono come sia arrivato integro sino a qui. Se lo deve esser chiesto anche il quotidiano britannico Sunday Times che, udite udite, gli ha da poco affidato una rubrica sulla pagina della salute.

Ozzy, si è dunque definitivamente “ripulito”?
«Oggi posso dire di sì, sul domani non garantisco. Quest’album, in cui “urlo” al mondo la mia gioia, l’ho registrato senza ricorrere ad alcuna sostanza».

E per questo che il Sunday Times le ha affidato la rubrica?
«Sfido chiunque ad aver consultato più medici di me. Vista la mia lunga esperienza in materia, posso permettermi di dare dei consigli. Se hai mal di testa, non prendere due aspirine, ma aspetta che ti passi come ho fatto tante volte io. Comunque sono tranquillo, in fondo a ogni articolo c’è un “disclaimer” (ndr un esonero dalle responsabilità): “Chi scrive queste righe non è un medico professionista”».

Il metal è invece in buona salute…
«Faccio questo mestiere da 42 anni: quante volte ho sentito dire che il metal era morto… e poi l’ho visto puntualmente rinascere. Perché ci sono bravissimi ragazzi come i Korn che divideranno il palco con me».

Ha detto che invece la televisione, vedi “The Osbournes”, il popolare reality sulla sua famiglia trasmesso da MTV qualche anno fa, non la rifarebbe più.
«Quella fa male. All’inizio la trasmissione mi piaceva, poi quelle telecamere che spiavano ogni singolo momento della mia vita, senza più alcuna privacy, mi hanno mandato fuori di testa. E ho ripreso a drogarmi. Ho dovuto smettere. Del resto, non ho iniziato a cantare per diventare un giorno una star televisiva. Se lo vede lei un Ozzy che presenta le previsioni del tempo?».

In effetti, no. Ma se nascesse domani, rifarebbe tutto quello che ha fatto?
«Si, per la gioia di rivedere un pubblico che mi sostiene».

Anche tutte le varie pazzie?
«Sì, altrimenti mi annoierei. Ma non per questo, invito gli altri a seguire il mio esempio».

Cosa sarebbe diventato se il rock non fosse entrato nella sua vita?
«Un pessimo scassinatore».

Quindi il rock l’ha salvata?
«No. Mi hanno salvato le persone che mi sono state vicine».

Fonte: Matteo Cruccu per “Il Corriere della Sera”.