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Grafia

Uno dei regali più intimi, preziosi e veri da parte delle persone che mi vogliono bene è il mostrarmi la loro grafia.
Scie, solchi leggeri, onde dense e tratti asciutti, un appunto preso al volo, dei conti, l’annotazione lungo i margini di un romanzo, una lettera a righe fitte, la pagina ordinata di un diario: ogni volta leggo, con la curiosità innata che mi permette di decifrare anche quegli scarabocchi così impossibili da sembrare increspature extrasistoliche del mare.
Senza sdrucciolare nella fin troppo sfruttata tristezza della grafologia improvvisata rosicchiando online, osservo tutto con cura.
E l’inchiostro diventa insieme essenza ed amplificazione di volti, gesti, voci, ricordi…

L’aspetto del cuore…

Chissà di che colore è il cuore di chi è convinto di non essere mai stato amato.
Se è trasparente e vuoto, fragile ed esposto, ma desideroso di essere colmato.
Oppure è di quel bianco opaco dei confetti, affinché nessuno possa curiosare all’interno.
Se è nero come un biscotto bruciato, per osservare al buio i cuori altrui di nascosto.
Oppure è gonfio di finta allegria, con colori così forti ed acidi da ferire intenzionalmente lo sguardo di chi si avvicina.
O forse le sfumature sono solo troppo pallide, ancora senza un’identità precisa, come il tratto di quelle biro timide che capitano sempre nei multipack…

(Caterina Balente Yakamoz)

… e voglio giocare a nascondino…

“… e voglio giocare a nascondino e darti i miei vestiti e dirti che mi piacciono le tue scarpe e sedermi sugli scalini mentre fai il bagno e massaggiarti il collo e baciarti i piedi e tenerti la mano e andare a cena fuori e non farci caso se mangi dal mio piatto e incontrarti da Rudy e parlare della giornata e battere a macchina le tue lettere e portare le tue scatole e ridere della tua paranoia e darti nastri che non ascolti e guardare film bellissimi e guardare film orribili e lamentarmi della radio e fotografarti mentre dormi e svegliarmi per portarti caffè brioches e ciambella e andare da Florent e bere caffè a mezzanotte e farmi rubare tutte le sigarette e non trovare mai un fiammifero e dirti quali programmi ho visto in tv la notte prima e portarti a far vedere l’occhio e non ridere delle tue barzellette e desiderarti di mattina ma lasciarti dormire ancora un po’ e baciarti la schiena e carezzarti la pelle e dirti quanto amo i tuoi capelli i tuoi occhi le tue labbra il tuo collo i tuoi seni il tuo culo il tuo… e sedermi a fumare sulle scale finché il tuo vicino non torna a casa e sedermi a fumare sulle scale finché tu non torni a casa e preoccuparmi se fai tardi e meravigliarmi se torni presto e portarti girasoli e andare alla tua festa e ballare fino a diventare nero e essere mortificato quando sbaglio e felice quando mi perdoni e guardare le tue foto e desiderare di averti sempre conosciuta e sentire la tua voce nell’orecchio e sentire la tua pelle sulla mia pelle e spaventarmi quando sei arrabbiata e hai un occhio che è diventato rosso e l’altro blu e i capelli tutti a sinistra e la faccia orientale e dirti che sei splendida e abbracciarti se sei angosciata e stringerti se stai male e aver voglia di te se sento il tuo odore e darti fastidio quando ti tocco e lamentarmi quando sono con te e lamentarmi quando non sono con te e sbavare dietro ai tuoi seni e coprirti la notte e avere freddo quando prendi tutta la coperta e caldo quando non lo fai e sciogliermi quando sorridi e dissolvermi quando ridi e non capire perché credi che ti rifiuti visto che non ti rifiuto e domandarmi come hai fatto a pensare che ti avessi rifiutato e chiedermi chi sei ma accettarti chiunque tu sia e raccontarti dell’angelo dell’albero il bambino della foresta incantata che attraversò volando gli oceani per amor tuo e scrivere poesie per te e chiedermi perché non mi credi e provare un sentimento così profondo da non trovare le parole per esprimerlo e aver voglia di comperarti un gattino di cui diventerei subito geloso perché riceverebbe più attenzioni di me e tenerti a letto quando devi andare via e piangere come un bambino quando te ne vai e schiacciare gli scarafaggi e comprarti regali che non vuoi e riportarmeli via e chiederti di sposarmi e dopo che mi hai detto ancora una volta di no continuare a chiedertelo perché anche se credi che non lo voglia davvero io lo voglio veramente sin dalla prima volta che te l’ho chiesto e andare in giro per la città pensando che è vuota senza di te e volere quello che vuoi tu e pensare che mi sto perdendo ma sapere che con te sono al sicuro e raccontarti il peggio di me e cercare di darti il meglio perché è questo che meriti e rispondere alle tue domande anche quando potrei non farlo e cercare di essere onesto perché so che preferisci così e sapere che è finita ma restare ancora dieci minuti prima che tu mi cacci per sempre dalla tua vita e dimenticare chi sono e cercare di esserti vicino perché è bello imparare a conoscerti e ne vale di sicuro la pena e parlarti in un pessimo tedesco e in un ebraico ancora peggiore e far l’amore con te alle tre di mattina e non so come non so come non so come comunicarti qualcosa dell’assoluto eterno indomabile incondizionato inarrestabile irrazionale razionalissimo costante infinito amore che ho per te…”

(Sarah Kane)

Cicatrice

Ho una ferita, sulla gamba sinistra.
Ho una ferita nuova, sulla gamba sinistra.
Ho una ferita nuova che diventerà una cicatrice a forma di cuore, sulla gamba sinistra.
Mi sono incagliata nel carrello di una vecchia e pesantissima macchina da scrivere, abbandonata a terra con finta noncuranza come piccolo monumento alla cultura.
Battendogli contro non si è spostata.
Ma nemmeno io ho ceduto.
Ed in questa sciocco puntiglio fra femmine ho cacciato così tanto sangue che la sala si è fatta mattanza di tonni.
Colpa mia: pensavo a come chiudere un capitolo mentre camminavo.
Sono tonta.
Triste.
Pensierosa.
Distratta.
Sognatrice.
Ma una ferita a forma di cuore per invidia di una macchina da scrivere ha qualcosa di sconsideratamente romantico…

Solitudini e sorrisi

Non mi sono mai arrabbiata per le battute che le persone han sempre fatto sulla mia zitellaggine.
Alcune sono divertenti, e strappano un sorriso anche a me.
Altre sono così ferocemente grevi… e mi fanno pensare che… forse chi le spara non ha mai conosciuto quelle stille ghiacciate che ti cadono dentro quando sei solo: lentissime, gonfie e pesanti, con un tonfo mai sordo, e che si annoda in groviglio di suoni cupi e crescenti.
Se non hanno mai provato tutto questo, io sorrido: e sono felice per loro…

Digressione

Non sei mai stato capace di prepararlo. Ti ho detto mille volte: panna liquida, vodka e solo un cucchiaino di curacao. E dire che ti piaceva il mio Blue Velvet, ne andavi pazzo. Ampie sorsate, che ti inzuppavano i baffi: … Continua a leggere

Scrivere…

Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli…

Emilio Salgari (1862 – 1911)