Uno dei regali più intimi, preziosi e veri da parte delle persone che mi vogliono bene è il mostrarmi la loro grafia.
Scie, solchi leggeri, onde dense e tratti asciutti, un appunto preso al volo, dei conti, l’annotazione lungo i margini di un romanzo, una lettera a righe fitte, la pagina ordinata di un diario: ogni volta leggo, con la curiosità innata che mi permette di decifrare anche quegli scarabocchi così impossibili da sembrare increspature extrasistoliche del mare.
Senza sdrucciolare nella fin troppo sfruttata tristezza della grafologia improvvisata rosicchiando online, osservo tutto con cura.
E l’inchiostro diventa insieme essenza ed amplificazione di volti, gesti, voci, ricordi…
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