“Ogni tanto viene qualcuno che ha sentito dire che questo è un paese magico, dove si crede ancora nelle cose irreali, che ci sono personaggi magici.
Qui nessuno crede davvero a queste cose.
Solo i bambini: ma non restano bambini per sempre…”
Lo ammetto.
Ho buttato distrattamente questo libro nel mio carrello virtuale solo perché mi mancava un euro per avere le spese di spedizione gratuite.
Era in lizza con altri.
Ma leggere del mio amato mare nel titolo, e vedere che era edito da Sellerio (ho un feticismo tattile per i loro volumi piccoli e morbidi) ha fatto ricadere la mia scelta su di lui.
Poche pagine, che pensavo di leggere al volo.
Ed invece.
Ho centellinato ogni riga.
Consumato grafite per sottolineare e prendere piccoli appunti.
Riempito post-it a tutto più.
Non è un romanzo.
È il lavoro di un cronista che cerca, parla, ci racconta e lascia che si raccontino i due protagonisti.
Nicola, detto Fricina, un giovane uomo dalla mente di bambino che sogna di diventare il comandante di una nave: osserva il mare con indosso un normale completo da uomo al quale ha attaccato toppe e stemmi per farlo passare come una divisa da Ufficiale di Marina. Sogna anche di donne, sempre bellissime.
E poi Angelo, che vive nella sua baracca piena di quelli che crede tesori portati dal mare, lo stesso mare che ogni tanto si gonfia, diventa cattivo e quella baracca la abbatte e la trascina via. Ed ogni volta, lui la ricostruisce e trova altri tesori. Non è affezionato agli oggetti, e nemmeno alle donne.
Sullo sfondo delle due storie non è presente solo il mare.
Ma anche l’indifferenza delle persone che vivono intorno ai protagonisti.
Indifferenti a loro, se non per canzonarli.
Indifferenti al mondo oltre i loro confini.
Indifferenti al mare, che sfruttano ma non amano.
Titolo: Di niente, del mare
Autore: Paolo Taggi
Editore: Sellerio Editore, 73 pagine, 1,29euro