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Non so che viso avesse…

“So che avere una libreria in ordine, con tutto catalogato, dove uno dice: “quel tal libro che parla del tale argomento so per certo che nello scaffale B2 al settimo piano sigla 6-15″ e va là e se lo prende, poi lo rimetto al suo posto, tutto questo dicevo so che, almeno per me, è un sogno, un pio desiderio, un’utopia irrealizzabile perché i libri sono, forse devono essere, una piacevole condanna, una dolce maledizione…”

La recensione di questa biografia a quattro mani è impossibile e semplicissima al tempo stesso.
Impossibile perché sono pagine così opulente e dense anche nella loro asciuttezza che si finirebbe per descriverle parola per parola.
Dall’altra è così semplice che la recensione si potrebbe ridurre, proprio per evitare di anticipare troppo, al consiglio condensato in una frase: leggilo, è bellissimo.
La seconda parte curata da Alberto Bertoni analizza la carriera artistica vera e propria del cantautore, in modo dettagliato, mai schematico, continuando naturalmente il flusso della prima parte, quella in cui Guccini racconta Francesco ed il suo mondo con la tenerezza concreta di una chiacchierata senza argini né fretta: la famiglia, la fame, la guerra, l’imparare a fumare, gli amori, la musica, lo studio e l’insegnamento, i libri ed i fumetti.
Una chiacchiera cervantiana, che da un particolare, un volto, un ricordo pallido, ricostruisce una storia a sé ma necessaria in qualche modo alla narrazione, proprio come le novelle interpolari…

Io sono fragile…

“Io sono fragile
come il vetro prima che si rompa
come l’onda prima degli scogli
come l’inchiostro prima dei fogli
come il giusto prima che corrompa
Io sono fragile
come un bacio prima di riaprire gli occhi
come la favola prima del finale
come il fuoco prima di far male
come un bimbo prima dei balocchi
Io sono fragile
come l’amore prima di un litigio
come i sogni prima dell’alba
come una regola prima che valga
come il mago prima di un prestigio.
Io sono fragile
come le foglie prima del vento
come la fiducia prima di mentire
come i ricordi prima di partire
come i prati prima del cemento
Sono fragile come la neve poco prima che cada,
Io sono fragile
come un attimo prima
che tu te ne vada…”

(Io sono fragile – Andrea Melis)

Amore ed abbracci.
Lotta e perseveranza.
Sogni e concretezza.
Una penna che ricorda l’affetto vero e profondissimo delle persone apparentemente più burbere, quelle che non abbracciano tutti e che non sorridono di continuo: ma regalano ad ogni gesto l’importanza ed il peso che da tempo vengono accantonati in favore della quantità.
Melis si siede a guardare il quotidiano, vicino o lontanissimo, con gli occhi del vero sognatore: non strampalato e con la testa fra le nuvole, ma come puro artista, dotato di quella sensibilità eterea ma concreta che permette di osservare ogni dettaglio immergendosi nella realtà, così a fondo da coglierne ogni essenza e poterla raccontare.
Anche se la vera urgenza non è tanto nel raccontarsi, quando nello scrivere: fermando un’immagine, un momento, assaporandolo e rigirandolo fra le dita…

Oggi questa raccolta, ormai introvabile, spegne tre candeline.
E l’autore permette a tutti di averne gratuitamente una copia in formato digitale: basta visitare questo indirizzo: https://linktr.ee/andrea_melis_parolaio

Sette ragazze imperdonabili

Pensavo fosse difficile descrivere questo lavoro.
Mentre lo sfogliavo, appena arrivato, continuavo a chiedermi cosa fosse esattamente.
Il segreto forse sta proprio tutto qui: non porsi domande, e lasciarsi stupire e guidare.
Emily Dickinson, Giovanna d’Arco, Antonia Pozzi, Cristina Campo, Etty Hillesum, Sylvia Plath, Marina Cvetaeva sono le sette ragazze imperdonabili: impazienti, radicali, poco accomodanti, tremendamente oneste ed anche piuttosto antipatiche e “ognuna di loro ha condotto con onestà e determinazione la propria ricerca, spesso nella solitudine, aprendo un varco nel tempo…”.
Sette racconti, tutti in prima persona: condensano in poche ma preziose pagine una vita intera, tra picchi ed orridi, stanchezza e voglia di orizzonti nuovi, occhi che si perdono fra le nuvole e dita che affondano nella terra.
Sette poesie dell’autrice: ogni parola, ogni virgola, ogni sguardo… tutto pesa come stille di mercurio dolce, che cadono dentro di colpo con la morbidezza e la tenacia di chi non se ne andrà.
Sette collage: riassumono tutto quel che viene scritto, dai visi ai fiori, passando dalla speranza alla concretezza.
Tutto per lasciare un segno.
E qui arriva l’ottava ragazza, Mary Delany: il suo racconto è l’unico in terza persona, ed è quello che condensa, riassume e conferisce slancio a tutto il libro.
Maria Antonietta è una donna di cultura e sensibilità così simbiotiche e profonde da intrecciarsi saldamente, come radici che si tengono per mano.
Maria Antonietta è una bambina che gioca con la sua scatola di latta colma di ritagli, che sistema e riposiziona con cura sulle pagine del suo quaderno, franmezzando i fogli in cui la scrittura si fa fitta di sogni e spigoli, valore e determinazione. Che ogni tanto si alza, ed accarezza i fiori. E dopo petali e foglie le sue dita accarezzano marmi e statuine di vetro trasparenti e delicate.
Maria Antonietta è un vaso colmo di rami di lunaria dai frutti secchi e silenziosi, ma che negli anni diventano sempre più argentati e luminosi: come occhi mai stanchi di mordere nuova meraviglia, e di usarla per regalar luce tutto intorno…

Il livore del lettore…

Quando il mercato editoriale sforna prodotti che recano come autrice la starlette o l’influencer di turno si alzano gli scudi: all’improvviso ritrovo un mondo popolato lettori votati solo “mattone polacco minimalista di scrittore morto suicida giovanissimo”.
Vedo nelle discussioni nel mondo dei lettori una rissosità preoccupante, e soprattutto svilente.
Sugli interessi economici che spingono un editore a pubblicare certi prodotti e sul lavoro dei ghostwriter ne han già parlato e scritto persone più competenti di me.
Ma agli scudi rispondo sguainando la sciabola.
Sapete che c’è?
Che ciascuno di noi ha il sacrosanto diritto di leggere il diamine che gli pare.
Il confronto ed il dialogo fra lettori non è serio se partite criticando i gusti altrui: diventate solo fastidiosi come un’unghia sbeccata che si impiglia ovunque.
Consigliate piuttosto altri titoli, per la serie… ti piace questo, ma sai che invece conosco due o tre titoli che puoi trovare più interessanti?
Ah, già.
Ma dal piedistallo che si sono scalpellati da soli, moltissimi “lettori seri” incensano la letteratura di nicchia… a patto che nessuno si avvicini a certi titoli dopo di loro.
Solitamente la frase è: l’ho letto settecento anni fa, appena uscì, ho l’edizione in pelle di pavone albino, miniata da un monaco cieco… la nuova edizione in brossura da venti euro non so come sia… e poi non è una lettura alla portata di tutti…
Leggere è crescere: la passione si rafforza così come il gusto personale si delinea più nitidamente. E allora avremo chi amerà i thriller e chi il filone chicklit, chi si perderà nei saggi storici e chi nei teati filosofici, chi si imbarcherà su romanzi d’avventura e chi vorrà sognare su qualche storia d’amore.
Leggere è diventare critici: ritrovarsi fra le mani romanzi che possiamo definire brutti ed inutili solo se li abbiamo davvero letti: criticare perché lo fan tutti vuol dire incorporarsi al gregge senza sapere nemmeno il perché.
Leggere è evolversi: affinandosi anche ridendo delle brutture in cui siamo incappati negli anni.
Ed evolversi vuol dire rispettare gli altri.
Anche perché belli e crudeli come gli scimmioni di Kubrick, non sarete mai: sembrate solo una carriola di bertucce inutilmente inviperite…

Illustrazione: Dan-ah Kim.