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Neve

“Neve” è il primo lavoro di Maxence Fermine che mi sia capitato tra le mani, ormai qualche anno fa.
L’avevo letto durante il mio pendolarismo quotidiano, lasciandomi catapultare in una sorta di mondo sospeso che nelle poche pagine dello scritto si trasformava ed arricchiva in modo così repentino da causar quasi le vertigini.

Racconta di Yuko, un giovane ragazzo che nel 1884 ha deciso a diventare un poeta, molto particolare.
Vuole dedicarsi agli haiku e alla neve.
Gli haiku sono delle brevi poesie, di soli tre versi di diciassette sillabe: come delle istantanee pronte a fissare un’immagine, una sensazione.
La neve per lui è poesia pura, qualcosa di impalpabile ma che riesce a mutare la natura delle cose.

Il suo futuro viene ostacolato dal padre monaco.
Tuttavia raggiungono un accordo: potrà comporre solamente un determinato numero di haiku, per soli sei mesi l’anno

La neve possiede cinque caratteristiche principali.
E’ bianca.
Congela la natura e protegge.
Si trasforma continuamente.
E’ sdrucciolevole.
Si muta in acqua.
Quando ne parlò al padre, questi vi trovò solo aspetti negativi, come se la strana passione del figlio per la neve gli rendesse l’inverno più ostile.
“E’ bianca: pertanto è invisibile e non merita di essere.
Congela la natura e la protegge; la superba, chi si crede d’essere per pretendere di rendere statua il mondo?
Si trasforma continuamente; pertanto è infida.
E’ sdrucciolevole; chi mai può provare piacere a cadere sulla neve?
Si muta in acqua; lo fa per meglio inondarci durante il disgelo.”
Yuko, invece, nella sua compagna vedeva cinque caratteristiche diverse,
che appagavano il suo talento artistico.
“E’ bianca. Dunque è una poesia. Una poesia di una
grande purezza.
Congela la natura e la protegge. Dunque è una vernice. La più delicata vernice dell’inverno.
Si trasforma continuamente. Dunque è una calligrafia.
Ci sono diecimila modi per scrivere la parola neve.
E’ sdrucciolevole. Dunque è una danza. Sulla neve ogni uomo può credersi funambolo.
“Per te è tutto questo?” chiese il monaco.
“E ben altro ancora.”
Quella notte il padre di Yuko Akita capì che l’haiku non sarebbe bastato per riempire con la bellezza della neve gli occhi del figlio.

Da qui inizia l’avventura artistica di Yuko.
Viaggerà lontano con la sua fantasia, ma anche fisicamente.
Alla ricerca della perfezione e di un amore, che lo raggiungeranno quando meno se lo aspetta.
Così come sarà il caso a permettergli di cambiare la vita del suo Maestro Soseki: un uomo che regalerà anche al lettore una prospettiva diversa dalla quale osservare la vita che ci scorre intorno

Perché l’amore è l’arte più difficile.
E scrivere, danzare, comporre, dipingere, sono la stessa cosa che amare. Funambolismi.
La cosa più difficile è avanzare senza cadere.

Titolo: Neve
Autore: Femine Maxence
Editore: Bompiani, 42 pagine, 10euro.

Nota: questo libro è parte di una trilogia che comprende anche “Il violino nero” e “L’apicoltore”.
Comin’ soon…